CHI GUADAGNA, CHI PERDE

Chi invoca partecipazione e trasparenza non dovrebbe temere il confronto dei numeri nudi e crudi, prima dei giudizi soggettivi e interessati, fra cui anche PAUGEM.

Quanti metri cubi di nuova edificazione fuori terra e sottoterra vengono realizzati e che impatto rispetto all’esistente hanno?

Proclamare Bergamo 3, come se ce ne fosse bisogno il futuro di chi?

Dei costruttori che possono operare facilmente sul nuovo col vantaggio della posizione commerciale alla stazione?

O dei tanti piccoli operatori edili e delle costruzioni che già fanno fatica a intervenire sull’esistente e sulle piccole proprietà cui non mancano limiti burocratici e procedurali urbanistici al cospetto delle agevoli e cospicue operazioni immobiliari recenti su suolo agrario come Porta Sud e Chourus Life?

O dei cittadini del domani che almeno sull’unica testimonianza verde di quanto lo sprawl edilizio dal dopoguerra ad oggi non si è mai fermato potrebbero decidere a loro tempo invece che ricevere altro consumo di suolo?

Che interesse ha un ente come ferrovie dello Stato a rendere edificabile un sedime inutilizzato ormai, dato che se volesse migliorare il sistema stazione lo ha appena fatto e che in altre realtà non lo ha fatto tramite la mercificazione speculativa di altri possessi immobiliari?

Che ci guadagna un viaggiatore se invece di arrivare a bergamo o partendo da esso dovrà fare più percorsi, avere più problemi di relazione fra mezzi, e non percepire più l’identità paesistica che anche dalle strade aperte si ammirano?

Che senso ha fare un nuovo svincolo di penetrazione da via Europa se quello di campagnola non viene sistemato in modo passante mantenendo il blocco semaforico che produce code diuturne?

A che titolo si parla di ambiente urbano da preservare e riconnettere se si elimina il sistema agrario residuo e si cementifica a lato del Morla e sopra i canali storici Guidana e Roggia Nuova?

Bergamo non scarseggia di siti da riconvertire, quelli veri edificati e riutilizzabili non lo scalo merci con qualche binario da recuperare come traversine e ferro, e perché prevedere servizi parziali come ipotetici centri di chissà quali ricerche che già si fanno altrove e si possono implementare meglio anche colla rivalorizzazione di quei contesti d’intorno?

Non mancano già ex Dogana. ex Italcementi ed ex magazzini ferrovia che rappresentano significativi contenitori in parte interessanti anche per la loro conservazione storica e tipologica se proprio ci fosse necessità di allocare servizi o funzioni immobiliari di effettiva domanda di mercato.

Ci guadagnano forse gli agricoltori a vedersi finalmente trasformato terreno agricolo in edificabile per i terreni di via Tommaseo o dietro il Quarenghi con cascina storica abbandonata o di trasformazione da parcheggio alberato a nova volumetria fra il parco storico di villa Sottocasa e il compendio agricolo fra Morla e Circonvallazione?

Ma non c’era anche un sistema di perequazione urbanistica proprio per evitare di mettere in competizioni terreni agricoli soggetti ad edificazione e quindi disinteressati a mantenerne e svilupparne l’attività se non minima in attesa di trasformazione edilizia? È il sistema del passato più che del futuro pare.

È il sistema del passato più che del futuro pare, un premio volumetrico per chi abbandona edifici e terreni produttivi per renderli incolti e apparentemente brutti si da meritarsi trasformazione edilizia.

Magari col bene placet delle nuove leggi regionali sulle rigenerazioni delle aree dismesse?

Visto che Chourus Life fa scuola avendo trasformato terreno da parco pubblico a edificabile perché vi era presenza di qualche roditore fra gli arbusti?

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